I.
Pellegrinaggio a Roma
Mi
sono recato a Roma per il convegno ecumenico "Chiamati alla speranza"
organizzato dal Movimento dei Focolari, con il quale collaboro fruttuosamente
da nove, dieci anni. A coloro che hanno dei pregiudizi o paura dell’ecumenismo
è bene ricordare che ogni tipo di proselitismo è qui proibito, si tratta del dialogo
e dell’amicizia tra diversi cristiani.
Ho
vissuto il giro di Roma questa volta come un pellegrinaggio. La prima volta, otto
anni fa, sono rimasto molto colpito dalle catacombe, i luoghi in cui i primi
cristiani adoravano Dio, pregavano, seppellivano i morti e testimoniavano la
fede in circostanze estremamente difficili.
Sono
stato felice di ritornare nella Basilica di San Paolo fuori le mura, dove si
trovano le reliquie di questo grande apostolo a me caro. Una chiesa che risale
all'epoca dell'imperatore Costantino, con alcune delle più belle icone in stile
bizantino, dove si respira una pace, difficile da spiegare. Sembra che nei
luoghi santi si respiri un’aria, un’atmosfera diversa. E proprio qui, nel
ricordo dell'anniversario del Concilio di Nicea, è stato letto il Credo nella
sua versione originale, scritto nel 325 e nel 381, nel greco antico.
Un
luterano ha cantato la composizione ortodossa del “Padre nostro” in una basilica
cattolica. Questo è stato uno dei tanti indicatori che è più quello che ci
unisce di quello che ci divide, ma a seconda di quanto permettiamo allo Spirito
Santo di operare in noi e attraverso di noi.
Abbiamo
visitato anche la chiesa di San Paolo delle Tre Fontane, luogo dove questo
apostolo era stato imprigionato e giustiziato. Il monastero è famoso anche per la
produzione di cioccolato e birra di qualità, fatta dai monaci.
Una
bella impressione mi ha lasciato la chiesa di San Lorenzo, anch'essa risalente
al tempo del santo imperatore Costantino. Se ricordate, san Lorenzo è un
diacono del III. secolo, al quale l'imperatore chiese di consegnargli tutte le
ricchezze della Chiesa, che lui però aveva distribuito ai poveri. Il diacono si
presentò all’imperatore con centinaia di poveri e disse: "Ecco la
ricchezza della Chiesa". Questo fatto è stato interpretato come insulto,
ed è stato perciò martirizzato, messo sulla griglia. E ancora, come nella basilica
di San Paolo, qui si assiste a un connubio insolito e tuttavia bellissimo di stile
bizantino con influenze successive del Rinascimento occidentale.
Quasi
tutta Roma è simile ad un museo. Anche se non parliamo di luoghi santi
cristiani, affascina osservare edifici, monumenti, oggetti, costruzioni
millenarie
opere
d'arte. Da un lato si rimane stupiti di fronte alla creazione dello spirito
umano, provando anche soggezione davanti alla forza del tempo. Tutte quelle
persone che hanno creato, costruito, utilizzato quegli edifici sono morte da
secoli, e hanno vissuto, combattuto, avuto ispirazioni simili alle nostre oggi.
La vita, nella sua totalità, trascende noi stessi. Ciò non significa che la
nostra vita non sia importante, anzi, costituisce una parte significativa delle
dimensioni insondabili. Stavo pensando allo stesso modo quando l'aereo è
decollato e atterrato. I miei occhi erano pieni della bellezza della creazione
di Dio. Quanto siamo piccoli, insignificanti, formiche nello spazio e
particelle nel tempo, e quanto Dio ama, ognuno di noi e ciascuno di noi è importante
per lui quanto l'intero universo!
Proprio
come i buoni padri di famiglia amano i loro figli come la loro stessa vita. E
le mie labbra ripetevano: “Grande sei, Signore, e meravigliose sono le Tue
opere, e nessuna parola umana è capace di descrivere tutti i Tuoi
miracoli!"
La
Basilica di San Pietro in Vaticano, forse per la folla presente in essa mi ha
colpito maggiormente per i frutti della creazione umana presenti in essa,
soprattutto per la Pietà di Michelangelo, la Madre di Dio che piange Cristo
morto. Non puoi non ammirare l'incredibile forza umana, il talento e
soprattutto la fede di chi creò queste opere d’arte imitando il Primo Artista.
Tuttavia, secondo la mia personale e modesta comprensione, mi mancava quel
salto di connessione con l'Eterno, quella penetrazione del Mistero, quel
rivelare del nascosto e quel nascondere nel rivelato, al
quale sono abituato, che è molto più rappresentato nell'Ortodossia. Ma è
un'esperienza preziosa e utile incontrare modi diversi di rappresentare il
Sacro.
II.
Convegno
“Chiamati alla speranza”
Nell'aereo
salgono un cattolico, un luterano, un greco-cattolico e un ortodosso.
Questo
non è l'inizio di uno scherzo, è così che abbiamo viaggiato. Abbiamo
socializzato sinceramente, scherzando, parlavando di Dio, della fede, dei
successi e dei fallimenti delle nostre Chiese nel testimoniare il Vangelo in
modo coerente. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare e come possiamo contribuire
perché ci sia meno pregiudizio, odio e più amore, amicizia e Spirito Santo tra
noi.
Siamo
partiti in undici dalla Serbia, in Italia abbiamo condiviso con altri il
pullman per il pellegrinaggio a Roma. Quindi c'erano italiani, croati, sloveni,
slovacchi, macedoni, russi, ucraini, rumeni, bulgari, serbi... ed è possibile
che non ho enumerato tutti. Una sera abbiamo cominciato spontaneamente a
cantare canzoni, ognuno della propria nazione, ognuno nella propria lingua, e
molte le conoscevamo tutti.
Al
convegno ecumenico c'erano persone provenienti da tutto il mondo, da tutti i
continenti. Il presentatore ha notato scherzosamente, che non c'è nessuno
dall'Antartide. Ho incontrato persone provenienti dalle Filippine, dall'Egitto,
dall'Armenia, ecc. Sono contento di aver stretto amicizia con vecchie
conoscenze, con le quali ho collaborato all'ecumenismo locale. Se non sai come
testimoniare Cristo nel tuo quartiere, non lo testimonierai nemmeno a Roma. Se
non sei un pacificatore nella tua famiglia, azienda o strada, non lo sarai
nemmeno su Internet.
Così,
tra i relatori di questo incontro c'era Snežana Pavlović, che ha presentato la
mostra organizzata a Belgrado "L'immagine del mondo, il mondo nelle
immagini", che rivelava i fili comuni (e diversi) delle confessioni e dei
popoli della nostra regione attraverso le opere d'arte.
Danijela
Marković ha parlato del progetto del Caffè Culturale e della pubblicazione
della brochure, frutto del dialogo interconfessionale e interreligioso
"Cultura degli Incontri". Janko Katona ha presentato ai partecipanti
l'Emmaus Fest, il festival musicale ecumenico organizzato dai giovani dai 15 ai
20 anni a Ruski Krstur. Ho avuto la gioia e il piacere di partecipare a questo
festival (quest'anno si svolgerà il 24 maggio).
Per
quanto riguarda le singole sessioni del convegno “Chiamati alla speranza”,
tenutesi a Castel Gandolfo vicino Roma, non hanno offerto molte risposte
concrete alle domande su come superare i problemi, ma non credo che fosse
quello il loro obiettivo. Questi incontri sono riusciti a rinvigorire, infondere
la speranza che ha senso amare gli altri e i diversi. Ci hanno ricordato che
l’odio, il pregiudizio, il nazionalismo malsano o il fanatismo religioso non
possono essere nemici seri se viviamo secondo l’insegnamento di Cristo.
Ci è
stato ricordato ciò che è fondamentale, ovvero essere uomini di Dio.
Soprattutto quando ti trovi davanti alle tombe di grandi persone sante che
hanno sofferto crudelmente per la fede e l'amore e tuttavia hanno detto in
tutta onestà e verità: “La mia notte non ha oscurità”. E, qui, duemila anni
dopo, la loro fede ispira e veramente, quando sentiamo e sperimentiamo
quell'Essenza di Luce, anche i momenti più dolorosi della vita non ci
sopraffanno con l'oscurità, ci aggrappiamo alla Luce del Mondo.
Le
conversazioni durante le pause tra le singole sessioni e le testimonianze hanno
significato molto per me. Con grande apprezzamento e rispetto, abbiamo potuto
conoscere più profondamente la fede e la vita nelle Chiese degli interlocutori.
Quando abbiamo posto una domanda teologica ad un amico, ha risposto
francamente: "Non lo so, non sono un teologo, lo accetto semplicemente per
amore di Dio e della mia Chiesa", ha ribadito con onestà. Perciò, mi sono
reso conto che molte persone seguono la fede dei loro padri, la fede della loro
comunità in modo molto puro, con molta fiducia, e non ho dubbi che Dio
riconosca quella fede e obbedienza semplice e pura. Ci siamo lasciati prendere
dalla conversazione, il tempo è passato velocemente e ci siamo persi i servizi religiosi
ai quali avevamo programmato di partecipare. "Non sono anche queste
conversazioni una forma di culto?", abbiamo notato.
Qui si
sono radunate persone di cuore aperto, altrimenti non penserebbero nemmeno di
venire. E allora è stato facile sentirsi come a casa, nella propria Casa, come
se noi fossimo l'immagine di quella riunione al Cenacolo nel giorno di
Pentecoste, anche se non ancora attuata in pienezza. Lo Spirito soffia dove
vuole e come vuole e quanto vuole, e non c'è uomo che possa comprenderlo
pienamente, limitarlo, subordinarlo.
Molte
risate, conversazioni piacevoli, ma anche conversazioni molto difficili. Non
eravamo ciechi di fronte agli errori della storia o alle tragedie di oggi. Non
siamo arrivati a guardare il mondo con gli occhiali con le lenti rosa, siamo
consapevoli della situazione nel mondo e nella società, e che i tempi dolorosi
devono ancora arrivare. Ecco perché è assolutamente necessario che i cristiani
coerenti restino uniti tra loro e siano la luce per il mondo, ciascuno nella
sua comunità, ma anche oltre i suoi confini.
Marko
Radaković
tradotto in italiano: Vida Rus
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